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La mente oltre il cranio. Prospettive di archeologia cognitiva (di E. Bruner, Carocci editore)

 

Un saggio tra archeologia, paleontologia, neuroscienze e antropologia. L'autore risulta focalizzarsi e portare il lettore ad incuriosirsi passo dopo passo sulle funzioni delle aree parietali e sulle differenze riscontrate tra homo sapiens, primati antropomorfi e homo di Neanderthal. Ogni capitolo (Antropologia e neuroscienza, L'oscura geografia del cervello, Storie parietali, Integrazione visuospaziale, Estendere la mente) porta dati e riflessioni interessanti che aiutano a comprendere meglio alcune specificità dell'uomo, personalmente stimolando a pensare a quali potrebbero essere anche le implicazioni nell'ambito dei processi di apprendimento e nell'ambito delle terapie psicocorporee.

"Il precuneo 'proietta' l'omuncolo nell'ambiente, coordinando corpo e visione, ci fornisce una rappresentazione dinamica dello spazio, sulla base di una capacità di immaginazione visiva centrata sull'individuo. E' chiaro che tutto questo non è solo necessario a muoversi in una stanza senza sbattere contro il tavolo, ma è anche la base per tutte le capacità di simulazione per immagini. Ovvero, non solo è un processo necessario per 'fare', ma anche e soprattutto per 'pensare di fare'.(...) Di fatto anche nel linguaggio diciamo di 'fare un passo nel passato', o 'volare nel futuro'. Non a caso le funzioni di integrazione visuospaziale sono anche cruciali per l'autonoiesi, ovvero la capacità di riconoscere noi stessi nel tempo e nello spazio, immaginandoci ieri o venti anni fa, quando il nostro corpo era differente ma eravamo sempre la stessa persona. Anche per il tempo come per lo spazio usiamo un'unità di misura di autoriconoscimento: il nostro corpo" (pagg. 61-62-63-64).

Come immaginarsi la psicoterapia?

"Guarire" viene dal greco "tornare interi". Questo significato si addice appieno al percorso psicoterapeutico che nell'approccio cognitivo costruttivista relazionale ha a che fare con la cura. Non nel senso di sistemare qualcosa, ma di prendersi cura di sé da parte del paziente con l'aiuto del terapeuta. Egli sostiene il paziente a stare in piedi in mezzo al caos che precede un cambiamento e aprirsi alla possibilità che questo avvenga. Il terapeuta in questo approccio non "fa per il paziente" ma "sta con il paziente", con il fine di "essere sempre di più se stesso" ( Vittorio Guidano).

 

Un invito a rendersi curiosi di sé, anche partendo dai propri sogni:

"Dimmi come sogni - Interpretazione emotiva dell'esperienza onirica" libro di B.G. Bara (Ed. Arnoldo Mondadori)

Lasciando ad un passo del libro, il modo migliore per presentarsi: "Per lavorare sui sogni, i terapeuti costruttivisti tendono a non utilizzare un dialogo basato sul pensiero logico e razionale, ma a incoraggiare i pazienti a esplorare l'esperienza soggettiva, emotiva, corporea e simbolica legata ai resoconti onirici. Il paziente acquisisce di conseguenza un ruolo più attivo, in quanto, essendo considerato come il maggiore esperto di se stesso, viene aiutato dal terapeuta, esperto di metodo ma non di contenuti, a osservare e a dare un nuovo significato condiviso alla propria esperienza onirica" (pag. 61).

 

I neuroni specchio: la loro scoperta ed il loro significato (intervista a G.Rizzolati)