Autocontrollo 1 : definizione

L’impulso a risolvere ogni piccola magagna : piccola storia di autocontrollo – parte I

In questi mesi di stress generato dalla pandemia, spesso si è dovuto fare riferimento alle proprie personali risorse di autocontrollo. Tutti siamo stati coinvolti e toccati da timore, tristezza e rabbia, abbiamo inoltre saputo di molti episodi, alcuni purtroppo anche tristemente gravi, in cui il raziocinio ha lasciato spazio all’impulso ad agire con violenza distruttiva e persecutoria aggravando talvolta ancora di più la situazione già di generale preoccupazione.

Per questo, a partire anche da una breve storiella familiare, vorrei proprio parlare in alcuni brevi articoli della capacità di dominare, selezionare, coordinare o inibire i propri affetti, desideri o pulsioni affinché la propria condotta non pregiudichi il raggiungimento di una o più mete considerate altamente desiderabili per sé , cioè l’autocontrollo, proprio come è definito nel Dizionario di Psicologia di U. Galimberti, 2006.

Un pomeriggio la figlioletta, poco più che duenne, di una coppia di amici che indossava degli stivaletti rosa per non bagnarsi i piedi, aveva deciso di abbandonare i suoi calzari in cortile, provando cosi’ l’emozione del contatto con la terra girando scalza nel prato, ma anche il fastidio di sentire la pelle umida e raffreddata in un ottobre abbastanza uggioso.

Claudia, qui con il suo nome di fantasia, aveva quindi iniziato a richiedere attenzione ai genitori “tivaletti..tivaletti..” indicando dove fossero e guardando insistentemente i miei amici come a dire “Me li portate qui?? Dai ? Ora??”.

I genitori, impegnati a svolgere i loro classici lavori di riordino del giardino e a badare al secondo figlio Alfio di pochi mesi, dormiente e sognante nella culla da passeggio, le dissero più volte di recuperarli da sola, gli stivaletti erano infatti a pochi metri da lei. Claudia insisteva, quasi mostrandosi vittima di una grande ingiustizia, sfoderando una vocina flebile e lamentosa che alternava a dei “No” chiari ed imperiosi.

Giorgio e Anna si concentravano sui loro lavori, cercando parzialmente d’ignorare le lamentele della figlia, portando attenzione alle piante che stavano potando, ma contemporaneamente si percepiva la loro difficoltà a non assecondare immediatamente la richiesta della bimba, che quasi sembrava anche essere provocatoria con quei “No” così perentori.

 

In questo incipit invito a concentrarsi non tanto sulla figura di Claudia che risulta essere nella fase del “No” e decisamente in via di crescita, anche per sviluppare lo stesso autocontrollo, ma sui genitori e su quali possono essere i loro vissuti, i loro fastidi e le loro difficoltà nel vedere e sentire le richieste della figlia. L'impulso qui cosa può essere? Probabilmente scattare e agire al posto di Claudia o esprimere con autorità il dissenso per la richiesta della bambina. Ha senso in questi casi esprimerlo? E’ utile, nel senso che la sua espressione potrebbe portare o no al raggiungimento di una o più mete più desiderabili per sé?