Autocontrollo 6: Avvicinarsi e allontanarsi da sé

Dall’autocontrollo alla distanza psicologica

Scrivendo di autocontrollo, in questi giorni, mi è venuto in mente di poter concludere con aspetti che possono essere utili per la vita di tutti i giorni.

Quando immaginiamo il futuro ci muoviamo nella dimensione della distanza psicologica da un noi futuro.Una distanza psicologica che può essere temporale, spaziale o relativa ai termini di certezza. Più la distanza psicologica è grande, più il processo di elaborazione delle informazioni diventa astratto, perché viene svolto più dalla nostra parte che potremmo, semplificando, chiamare razionale “fredda”.

W.Mischel in “Il test del marshmallow – Padroneggiare l’autocontrollo”, riporta che così facendo a volte prendiamo decisioni rispetto al futuro tenendo conto esclusivamente di come vorremmo che fossero le condizioni ottimali, spesso rapportandoci al noi che svolgerà una determinata azione come se fosse un’altra persona. Succede così a volte che quando il futuro diventa presente ciò che volevamo fare e di cui ne eravamo pienamente convinti, ora ci agita o ci spaventa troppo. Si suggerisce in queste situazioni, soprattutto quando si parla di decisioni che riguarderanno noi in un tempo distante, di poter fermarsi prima di prendere le decisioni ed immaginarsi come se quella decisione, quella scelta, quell’azione si dovesse compiere ora, o al massimo nell’indomani: qualche minuto di gioco mentale per immedesimarsi nelle azioni, nei pensieri, nelle emozioni e nei comportamenti che metteremmo in atto o probabilmente manifesteremmo se ciò che stiamo programmando per un futuro lontano lo stessimo realizzando adesso. Così facendo si potrebbe attivare, almeno parzialmente, una parte conoscitiva e valutativa più “calda”, meno caratterizzata dalla distanza psicologica che razionalizza, ma più incline a vivere le emozioni e anche gli impulsi di cui si ha meno facile controllo. La finalità di tutto ciò è quello di poter fare una scelta per il futuro più consapevole di sé stessi, sia per quanto riguarda le nostre istanze “razionali” che per quelle più “impulsive”.

“Giocare” con la distanza e la vicinanza psicologica da noi, di fronte ad azioni che scegliamo ora per il futuro è un esercizio che può avere un importante valore motivazionale per noi e per le scelte che svolgiamo. Sopra si è visto come possa essere importante ridurre tale distanza (quando riguarda scelte per un futuro lontano), talvolta invece può essere utile aumentarla, ad esempio quando tendiamo a rivivere momenti di forte sconforto e tristezza. In questi casi quando la nostra narrazione di quanto accaduto risulta sempre uguale a sé stessa aumentando la nostra sofferenza, può essere utile raccontarsi ad una persona di fiducia, anche dal punto di vista di una “mosca nella stanza”. Il dolore non verrà eliminato, ma portare un punto di vista lievemente esterno a quanto ci è capitato, il punto di vista appunto della mosca di fronte a quell'accadimento tanto triste, ci aiuterà a prendere un po' di distanza psicologica da quel dolore, iniziando così ad alleviare la sofferenza: “il dolore – anche emotivo- è inevitabile, la sofferenza è opzionale”.

Aumentare o diminuire la distanza psicologica, è un po' come di volta in volta avvicinarsi o allontanarsi un po' da sé, per cercare di coglierci maggiormente nella nostra interezza, un tentativo  quindi d’essere un po' più consapevoli.